Esame di stato: Dieci regole per un buon colloquio


«Studiare» i commissari, scegliere l'abbigliamento, usare collegamenti essenziali tra poche materie: ecco i consigli


MILANO - All’orale, lo studente arriva conoscendo il punteggio complessivo delle tre prove scritte (alla commissione possono essere richiesti i voti dei singoli elaborati) e apre il gioco con “un argomento o con la presentazione di esperienze di ricerca e di progetto, anche in forma multimediale”, che comunica alla commissione nel giorno della prima prova scritta. E’ il momento in cui si suda davvero, per il caldo (di luglio) e per l’ansia (da prestazione).

  Si incomincia con l’argomento scelto dallo studente, indicato di volta in volta come tesina, mappa concettuale, semplice scaletta, prodotto multimediale, progetto, manufatto, ricerca, affabulazione, monologo. Qualunque cosa sia, occupa un quarto d’ora. Poi, seguono le “domandine” dei commissari presenti, spacciate per “argomenti di interesse multidisciplinare proposti al candidato e con riferimento costante e rigoroso ai programmi e al lavoro didattico realizzato nella classe durante l’ultimo anno di corso”, come dice in realtà la normativa. Trenta punti per valutare il colloquio brillante, venti per definire quello sufficiente. Il colloquio, a ben guardare, si è dimostrato una successione di argomenti molto meno significativa di quanto gli studenti siano stati capaci di produrre durante l’anno. Troppa disparità di “trattamento”: commissioni che si limitano alla tesina e a due argomenti, e commissioni che interrogano su tutte le materie. Ecco, allora, dieci regole di buon senso (e di buon ton) per affrontare con serenità il colloquio.

1) “Studiare” i commissari esterni – L’impressione iniziale conta sempre e durante i tre giorni delle prove scritte i commissari esterni avranno sicuramente già mostrato vizi e virtù (severi con i protocolli o disponibili ad allentare la tensione, a chiarire dubbi e perplessità oppure ad essere pignoli con le regole …). Ma è più utile andare a seguire i colloqui dei compagni, per capire il metodo di conduzione della prova, il tipo di domande o il livello di approfondimento richiesto, le piccole “manie” (interrompe sempre, non interrompe mai, fa una sola domanda, chiede sempre quelle sei o sette cose …), il tempo dedicato ad ogni singola materia. Se la commissione non considera più di tanto la tesina, per esempio, è meglio saperlo prima, si potrà approfondire il resto delle materie o preparare meglio altri due o tre argomenti da tenere come riserva e da proporre al momento opportuno.


2) Provare davanti allo specchio – Ripassate ripetendo a voce alta e chiara, possibilmente davanti allo specchio. Movimenti rilassati, efficaci. Lo specchio aiuta a vincere l’emotività o per lo meno a controllarla. L’argomento scelto come apertura dell’esame deve essere ripassato con questo sistema: l’obiettivo deve essere quello di dimostrare alla commissione di conoscere bene i temi trattati e ogni possibile collegamento. Orologio alla mano, si deve controllare che tutto quello che si vuole dire stia nei 10-15 minuti di solito concessi come inizio del colloquio.

3) Evitare di mescolare le materie – Non è obbligatorio inserire per forza tutte le materie nel percorso iniziale. Anzi, meno ce ne sono e più potrebbe risultare efficace, lineare. Bastano due o tre collegamenti ben pensati, intorno ad un tema centrale originale e, perché no, creativo. Agli insegnanti piace la creatività degli studenti, quella creatività applicata alla conoscenza che non possono approfondire durante l’anno. Bisogna pensare bene all’”attacco” del discorso, l’incipit è importante: cattura subito l’attenzione, dispone bene all’ascolto. Si parte bene con un titolo del percorso azzeccato e alcune frasi ad effetto nel primo minuto dell’esposizione.

4) Ricercare sempre l’originalità – Bisogna evitare, quando è possibile, di portare argomenti già scelti da altri compagni o molto scontati (sentire ripetere sempre le stesse cose non mette di buon umore la commissione). Per rispondere prontamente alla possibile domanda “parlami di un argomento a tua scelta” bisogna aver ripassato bene due o tre pezzi forte del programma (e magari approfondito uno o due argomenti trattati velocemente in classe).

5) Qualche “effetto speciale” non guasta – E’ preferibile (non necessario) che ogni commissario abbia una copia del lavoro realizzato (tesina, mappa concettuale o semplicemente scaletta). Ricordando sempre che la “brevità” è una virtù. I docenti non hanno molto tempo per studiare i lavori presentati, meglio preferire l’ampliamento orale. Certo, qualche “effetto speciale” non guasta: una presentazione multimediale, in Power Point per esempio, o una bibliografia ragionata, un lucido o un brano musicale, fanno bella impressione. Ma occorre ricordare che i professori si accorgono subito se dietro il luccichio c’è anche sostanza.

6) Mantenere la calma, un’ora passa in fretta – L’esame orale, quello che rimarrà più impresso, dura circa un’ora: 10-15 minuti per il percorso introduttivo, 5-10 minuti per rivedere gli scritti (è una fase prevista dalla normativa), rimangono 40 minuti di “interrogazione tradizionale”. Si inizia dalla materia più conosciuta, per partire bene, ma anche affrontare subito quella più traballante per poi riprendere con le materie più consolidate potrebbe essere un sistema. A voce alta sempre, se non si conosce la risposta, molto meglio ammetterlo onestamente che arrampicarsi sugli specchi.

7) Ampliare senza esagerare – Nel nuovo esame di maturità il concetto di “maturità” è sparito. Lo studente deve (o dovrebbe) dimostrare altre cose: conoscenze, competenze, capacità. Cosa conosce, in generale e nello specifico; che competenze ha acquisito come abilità, e che capacità elaborative, logiche e critiche possiede dopo cinque anni di studio. Il colloquio brillante è quando lo studente riesce a mescolare questi tre elementi (le tre “c”), con l’ampliamento degli argomenti studiati in classe, qualche approfondimento qua e là. Senza strafare ovviamente, senza imbarcarsi in percorsi al di sopra delle proprie forze, senza citazioni lasciate a metà o di cui non si hanno sufficiente padronanza. Si fa una brutta figura a sbagliare citazione, peggio se è in latino approssimato.

8) Rivedere gli scritti – Dal momento che la discussione sugli elaborati scritti è prevista dalla legge, non bisogna dimenticarsi di rivedere gli argomenti delle tre prove ed essere, quindi, perfettamente in grado di giustificare gli eventuali errori commessi. Ma è utile ripensare un poco agli scritti anche quando non sono stati fatti grossi errori, può sempre capitare che il professore chieda spiegazione su quel tal passaggio o su quella tale risposta.

9) Gettare l’”amo” in caso di necessità – Lo studente deve far tesoro degli antichi retori latini, e scoprire in ogni materia, in ogni argomento il particolare più intrigante, l’aspetto che è più in grado di persuadere gli insegnanti. In pratica, lo studente deve saper gettare con astuzia l’amo perché abbocchi il professore che si desidera intervenga. Questo, a volte, può salvare l’allievo impantanato in una risposta senza senso: basta far scivolare il discorso su un altro aspetto più noto e il gioco è fatto. Non sempre riesce. Al termine del colloquio, il presidente della commissione chiederà quale sia la scelta della facoltà universitaria o del lavoro da intraprendere: anche qui, rispondere con decisione e stringere la mano a tutti. Gli esami, tanto, non finiscono mai. 


10) Seguire il “bon ton” del maturando – Vestirsi, per una volta, da adulto non dovrebbe essere impossibile. Pettinato e ordinato, senza i familiari sbracamenti. Sorriso di circostanza, sicurezza. Appunti, tesina, penna. Quanto conta l’aspetto e la forma? Nulla ad essere sinceri, ma dispone bene l’insegnante. Non è certo la cosa più importante dell’esame, ma evitare di intervallare il discorso con i “cioè”, “volevo dire”, “assolutamente sì”, “assolutamente no”, contribuisce al buon risultato finale. Preferire il sincero e chiaro “non lo so”. Evitare di contraddire l’esaminatore: non ha sempre ragione, ma conduce la partita. Privilegiare la chiarezza, evitare di evocare questioni non sufficientemente conosciute. Evitare di essere temerari, indisponenti, ombrosi. Importante è essere sicuri (o almeno di sembrare sicuri e preparati). E’ preferibile accettare le eventuali interruzioni da parte di qualche insegnante. Non andare in agitazione per una domanda improvvisa è segno dimaturità.

Giuseppe Tesorio - Corriere.it

Commenti

Post popolari in questo blog

Simulazioni di reti (con Cisco Packet Tracer)

Esercizi sulla rappresentazione della virgola mobile IEEE 754 (Floating Point)