Ricordiamo ai nostri alunni l'Italia Antifascista!

Per non dimenticare il cugino (di mia madre) Bruno Tuscano, Partigiano che ha sacrificato la vita (torturato e fucilato) pur di salvare i propri compagni. 

I fascisti torturano e fucilano l'eroico Comandante Partigiano Bruno "Bruno" Tuscano (R.I.P.) il 24 gennaio 1945

Nato a Palizzi Marina (Reggio Calabria) il 20 marzo 1920, fucilato il 24 gennaio 1945 a San Maurizio Canavese (Torino), allievo ufficiale, Medaglia d'oro al Merito civile alla memoria.

Studente iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Messina, nell’agosto del 1942 viene chiamato alle armi ed inviato a Ceva (CN) per frequentare il corso per allievi ufficiali del Regio Esercito italiano.

All’annuncio dell’armistizio si trova in provincia di Piacenza, dove viene arrestato dai tedeschi. Riuscito a fuggire dopo pochi giorni (il 13 settembre), ritorna in Piemonte e trova impiego presso l’Ufficio Accertamenti Agricoli di Sale Langhe (CN).

Nell’inverno successivo chiede e ottiene un posto all’interno del gabinetto di Prefettura di Cuneo, a capo del quale è stato appena messo Paolo Quarantotto, ex-federale di Reggio Calabria e suo conoscente. Il suo nuovo ruolo tuttavia mal si concilia con le convinzioni antifasciste che vanno crescendo in lui.

Collegatosi coi partigiani della Valle di Lanzo già nella primavera del ’44, Tuscano entra ufficialmente nelle fila della 2ª divisione Garibaldi nel giugno successivo. Nominato capo di stato maggiore della 19ª brigata "Paolo Bracini", prende parte a numerose azioni, ma a causa dei pesanti rastrellamenti di settembre è costretto a riparare in Francia per un breve periodo.

Rientrato in Italia all’inizio di ottobre, assiste impotente al disfacimento della sua divisione, vessata dalle continue retate nazifasciste. Insieme a Walter Alessi decide allora di unirsi alle formazioni Giustizia e Libertà, costituendo e comandando la colonna alpina GL "Renzo Giua".

Grazie alle sue conoscenze e alle sue capacità, Tuscano riesce a coordinare i collegamenti tra le varie bande azioniste delle basse valli piemontesi e ad allacciare stretti rapporti con le forze alleate, da cui riceve numerosi rifornimenti.

Il 23 gennaio 1945, mentre si trova con il suo reparto nella zona di Vonzo (fraz. di Chialamberto, TO) è sorpreso da un rastrellamento effettuato dai paracadutisti del battaglione Nembo (appartenente all’esercito della Repubblica sociale italiana). Arrestato e condotto alla Casa Littoria di San Maurizio Canavese (TO), viene sottoposto a un duro interrogatorio, in cui si fa carico di ogni accusa e responsabilità. I suoi uomini vengono così scagionati e risparmiati (pur rimanendo in carcere); lui invece verrà fucilato il giorno successivo (24 gennaio) davanti alla Chiesa Vecchia del paese.

Il 3 marzo del 2005 alla memoria di Bruno Tuscano è stata conferita la medaglia d’oro al valor civile con la seguente motivazione:

Giovane di elevate qualità umane e morali, durante la guerra di liberazione, aderiva con appassionato impegno alla colonna di Giustizia e Libertà - Renzo Giua. Al comando di questa formazione, dopo quattro giorni di assedio, nei pressi di S. Maurizio Canavese (Torino), con generosità d’animo e fierissimo contegno, consegnandosi mortalmente al fuoco nemico, ottenne di salvare i suoi uomini, dando viva e coerente testimonianza di abnegazione e di elette virtù civiche. Pleclaro esempio di amor patrio e di spirito di sacrificio."
Lettera scritta da Bruno Tuscano in data 24-01-1945 a genitori

[Fronte]

S. Maurizio 24-1-45

ore 15



Adorati Genitori,

Quando leggerete la presente io

non sarò più.

Un’ineluttabile fato mi vieta di

rivedervi e riabbracciarvi prima di morire:

questo era il mio più grande desiderio prima di

morire.

Non tremo davanti alla morte, in queste

ultime ore pregherò per voi come sempre ho fatto.

Vi consoli il pensiero del figlio per cui

vi sacrificaste tanto e che mai è venuto meno

ai suoi doveri di uomo onesto.

Vi giuro davanti a Dio che mai ho compiuto

un assassinio ed ho agito, più che mi è stato

possibile, nella rettitudine del cittadino, nell’onestà

del lavoratore.

Ho aiutato quanti ho potuto.

Dio sia buono con voi eletti genitori.

Non vi potrò dare l’aiuto che ambivo ora che

potevo cominciare a lavorare con voi.

Dall’alto pregherò per voi, per te adorata e santa

mamma, per te, babbo, che vecchio e inabile al lavoro

sovente hai guardato in me colui che sarebbe


[Retro] 


stato il tuo aiuto e la consolazione per la

tua vecchiaia.

Rendo Dio testimone di quanto ho

detto in queste ultime ore della mia vita.

Non imprecate contro gli uomini.

Errare è umano.

Il fato ha così voluto.

Vi abbraccio

figlio

Bruno

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