Per non dimenticare che non esistono ebrei bravi ed ebrei cattivi e “ il Filo spinato come le barriere che si vogliono ora”

Paolo Latella* - E' il 27 gennaio 1945. Le avanguardie delle truppe sovietiche arrivano ai cancelli del lager nazista di Auschwitz, in Polonia. Ad accogliere i soldati di Stalin, pochi sopravvissuti all'orrore: uomini, donne e bambini, che solo per un caso sono riusciti a evitare la «marcia della morte», ovvero il trasferimento forzato di tutti i prigionieri verso i campi di concentramento situati entro i confini del Reich. Molti di loro non riusciranno ad assaporare la libertà: moriranno nei giorni seguenti di malattie e stenti.

Il 27 gennaio, in tutta Italia, si celebra la Giornata della memoria. La liberazione del Lager simbolo dell'universo concentrazionario nazista è diventata l'occasione per “non dimenticare” lo sterminio di quasi sei milioni di ebrei, oltre ai migliaia di zingari, omosessuali, oppositori politici, che Hitler aveva condannato come «Uentermenschen», sottouomini. Un'operazione non facile, tutt'altro.

Ma doverosa. Come sottolinea ogni anno - questa è la commemorazione - lo stesso presidente della Repubblica. «Ricordiamo affinché l'orrore non possa ripetersi; affinché ogni manifestazione di antisemitismo, di razzismo in tutte le forme, venga condannata e messa al bando. La Giornata della memoria invita a riflettere sulla Shoah, sullo sterminio degli ebrei, di un intero popolo, organizzato dal nazismo: un evento che non ha l'eguale nella storia.

Ricordiamo, perché la stessa enormità di quanto accadde in quegli anni, in cui vennero uccisi sistematicamente sei milioni di ebrei, ossia la maggior parte degli ebrei che allora vivevano in Europa, rende quel crimine quasi incredibile: "meditate, che questo è stato", è il monito che ci ha lasciato Primo Levi».

Viviana Kasam, giornalista, in una lettera del 2008 (è uno stralcio del documento per evidenti motivi di spazio) inviata al direttore (nel 2008 lo era) Giuliano Ferrara del “Il Foglio” affermava che: “per una parte consistente, della popolazione italiana e non solo italiana, gli ebrei si dividono in due categorie: gli ebrei "buoni" e gli ebrei"cattivi". I "buoni" sono quelli periti nei campi di sterminio, le vittime dei pogrom, delle persecuzioni, del razzismo. [...] Gli ebrei "cattivi" sono invece quelli che simpatizzano per Israele, criticando magari alcune 
scelte politiche, ma sostenendo il diritto del paese a esistere e il diritto degli ebrei ad avere uno stato nazionale che li protegga dall'abominio della Seconda guerra mondiale, quando molti perseguitati non trovarono un paese disposto a ospitarli, e finirono nei forni. [...] La Giornata della Memoria è la gran lavanderia della coscienza di tutti coloro che accettano solo gli ebrei buoni, ovvero quelli morti. E che si attivano freneticamente a produrre spettacoli, pubblicazioni, pubblici discorsi, filmati e dibattiti per cancellare ogni sospetto di antisemitismo nella loro deprecazione di Israele.

Così una giornata che dovrebbe essere di riflessione e lutto si trasforma in una gran kermesse in cui ognuno grida più forte l'amore per gli ebrei-vittime. Ben venga la Giornata della Memoria, se serve ad evitare che la Shoah sia dimenticata o, peggio, cancellata dal negazionismo che i fondamentalisti islamici vanno predicando, insieme ai neonazisti. Ma l'impressione è che, per parafrasare ciò che Sciascia scrisse sull'antimafia, siano nati dei "professionisti della memoria" - da questa categoria evidentemente escludiamo i sopravvissuti [...] e le istituzioni, come il CDEC di Milano e tante altre, che svolgono costantemente un meritorio e indispensabile lavoro documentale. Ma identificare gli ebrei nella Shoah è pericoloso [...]: pericoloso perché si rischia di ridurre l'identità del nostro popolo all'identità univoca, passiva e negativa di vittime, mentre l'identità ebraica è 
plurale, variegata, attiva, positiva e culturalmente ricchissima. Gli ebrei non sono solo, o soprattutto, le vittime della Shoah: sono un popolo che ha sempre privilegiato il pensiero, la cultura, la ricerca [...]. Un popolo che con i dieci comandamenti ha creato le basi della democrazia, della giustizia, della responsabilità individuale, dell'etica. E' questa identità culturale [...] la nostra identità, non quella di vittime passive, uniformate dal marchio numerico impresso sul braccio e private di ogni individualità. E Israele [...] continua questa tradizione di eccellenza nelle discipline artistiche, nella ricerca scientifica, nell'innovazione tecnologica, nella creazione di industrie all'avanguardia. In barba a chi vorrebbe gli ebrei solo vittime mute”.

Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli durante la visita con gli studenti nel campo di concentramento di Auschwitz ha dichiarato: “Il muro dell’ex ghetto di Cracovia richiama alla memoria quelli costruiti in Europa e quello che qualcuno vorrebbe fare negli Stati Uniti d’America. La violenza patita nei campi di concentramento e sterminio è ancora presente nella storia dei nostri giorni”. L’Olocausto non è solo una storia del passato. Non racconta solo le vicende di quasi ottant’anni fa. Racconta anche di noi, del tempo che stiamo vivendo. E a dirlo sono gli occhi e il cuore dei cento giovani che hanno partecipato a uno dei viaggi della memoria in Polonia, organizzato dal ministero dell’Istruzione e dall’Unione delle comunità ebraiche. I pensieri e le parole di alcuni dei ragazzi sono uno schiaffo alla società: la lezione della Shoah non è servita. Accompagnati da Andra e Tatiana Bucci, due sorelle sopravvissute ai lager nazisti, e dallo storico Marcello Pezzetti, i ragazzi hanno visitato il ghetto di Cracovia e i campi di Auschwitz-Birkenau, con ciò che resta delle camere a gas e dei forni crematori. Alcuni di quegli studenti, nel giorno in cui si ricordano le vittime della deportazione nazista e fascista, raccontano oggi quel viaggio per i lettori del Fattoquotidiano.it.


L'Istituto Tecnico Economico "A. Bassi" di Lodi condivide e partecipa facendo proprio l'impegno a tenere viva la memoria a monito e beneficio delle future generazioni" .

Fonte dati storici e fonte giornalistica: Corriere della Sera (2004), Il Foglio (2008), Il Fatto Quotidiano (27/01/2017).


*Paolo Latella
Insegnante e giornalista

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